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Tatay - videoinstallazione (2021)

Un ambiente sonoro, una voce - 12 voci - un gesto.
Le voci si intrecciano e si susseguono a formare un’unica voce ancestrale e primordiale.
La voce che non dice ma canta.
Voci di padri di Paesi e lingue diversi che cantano la ninnananna al loro bambino (quella che cantano sempre).
Un ambiente sonoro buio dove scendono dal soffitto otto casse, da ogni cassa una voce: una ninnananna.
A lato un’immagine alla parete.

L’immagine video scura di un gesto che si ripete e si intravede: quello del padre che culla il suo piccolo da sinistra a destra e viceversa.

Tatay – parola che significa “papà” in filippino – è un ambiente sonoro in cui nel buio dodici voci si intrecciano e si susseguono a formare un’unica voce che diventa ancestrale e primordiale. Sono le voci di padri di Paesi e lingue diversi che cantano una ninnananna al loro bambino. Completa l’installazione un video con l’immagine di un gesto che si ripete e si intravede: quello di un padre che culla il suo piccolo da sinistra a destra e viceversa.
Afferma Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano: “La videoinstallazione di Marina Ballo Charmet è una poetica e raffinata riflessione sul tema della paternità in cui suono e immagine si intrecciano e si rafforzano a vicenda per riportare a voci e gesti privati, personali, afferenti alla sfera del quotidiano, ma al contempo universali e ancestrali”.
L’opera è stata presentata alla Triennale di Milano, ottobre-novembre 2021 e al Museo degli Innocenti di Firenze, maggio-giugno 2023
 
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